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Accade a Parma, ma poteva essere qualsiasi altro posto in Italia

Ecco una storia tutta italiana. (basata sui dati forniti dalla parte “colpita” e comunque verificabile da chi di dovere)
Accade a Parma, ma poteva essere qualsiasi altro posto in Italia
Premessa: la marcatura CE è un obbligo del fabbricante ed un diritto del cliente/consumatore, in base a tale diritto chi riceve un prodotto con il marchio CE lo può eliminare dal prodotto senza alcun problema, infatti le autorità di controllo hanno il dovere di controllare chi immette in commercio un prodotto e non chi lo utilizza per proprio conto.



Il fattobici
Una persona viaggiava con la sua bici elettrica per le strade di Parma ed è stata fermata da un vigile con ispettore al seguito, evidentemente erano a caccia di pericolosi sovversivi che anziché usare le auto, più facilmente multabili con multavelox, ZTL ed ammennicoli vari, usano mezzi non inquinanti.
Ecco cosa è stato contestato:
1-il marchio CE non era stampigliato sul telaio, ma attaccato con un’etichetta, evidentemente sufficientemente adesiva e leggibile, visto che l’hanno vista e contestata.
Precisazione: in nessuna legge sta scritto che il marchio deve essere stampigliato sul metallo e comunque non è onere dell’utilizzatore esporre il marchio, tanto più trattandosi di un veicolo disciplinato chiaramente dal codice della strada “bicicletta a pedalata assistita” senza necessità di omologazione (leggere attentamente il codice per conoscerne gli obblighi e questo per un vigile dovrebbe essere scontato)
2- un pulsante che limita la velocità sotto i 6 km orari non era regolare, secondo i verbalizzanti
3- il veicolo secondo le autorità intervenute era un ciclomotore pur avendo la pedalata assistita ed in mancanza di azione sui pedali si ferma, come previsto dal codice della strada e pur avendo contestato il marchio CE, che è in contrapposizione all’omologazione per circolazione stradale.
In ogni caso la marcatura CE “pretesa stampigliata” e contestata, escluderebbe la bici elettrica dai ciclomotori.
Dato quindi che grazie al genio italico la bici elettrica è diventata un ciclomotore, alla persona fermata è stata elevata una multa di 9.000,00 € (novemila euro, non c’è errore di scrittura) e confisca del mezzo, perché chi conduceva il “ciclomotore” a pedali, con la marcatura CE scorretta, guidava senza casco, senza bollo, senza assicurazione e poteva raggiungere la sconvolgente velocità di 22 km pedalando.



Se questa persona avesse incidentalmente travolto i due funzionari, rischiava in proporzione di meno, se pensiamo che l’uccisore di Meredith Kercher sta per ottenere la libertà vigilata.
Ritengo non ci siano commenti sufficienti per questo episodio e spero che questa persona trovi il modo di far valere le sue ragioni.
Ciò che sconvolge è la “precisione” e la “solerzia” di certi soggetti, che ritenendosi impunibili, pensano di poter fare ciò che vogliono con i normali cittadini (il caso Cucchi insegna: 10 anni per stabilire che anche con una divisa si può essere delinquenti). Tutti noi sappiamo che questa è una realtà, che chi gestisce anche un minimo potere, si può premettere tutto, coperto poi dall’immunità garantita dai sindacati, dai colleghi, dallo spirito di corpo, dall’indolenza di uno Stato che non controlla chi lavora per lui. Viviamo sperando di non incappare mai in uno di questi soggetti e senza fare nulla per eliminarli.
Chissà se a Parma, qualcuno leggendo queste brevi note sarà colto da curiosità e vorrà saperne di più?
Da parte nostra cerchiamo di dare più visibilità a questa vicenda Kafkiana.

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